Potrebbe capitarvi a bordo del Grande Zot in rada, di notte in pozzetto, sotto un cielo stellato, di osservare le stelle e trovarsi a raccontare di storie antiche. Nell'antichità gli uomini navigavano a vista, non avevano ne carte ne strumenti per stabilire la rotta e la loro posizione. Navigavano affidandosi al vento al cielo stellato e alla clemenza di Nettuno. In seguito abili marinai iniziarono a misurare la latitudine, basandosi sulla lunghezza della giornate, dall'altezza del sole e della Stella Polare. Restava invece il mistero del calcolo della longitudine. Molti uomini di scienza e astronomi fin dal cinquecento, si impegnarono nel cercare di capire come risolvere questo problema, senza riuscirvi, tante che nel 1714 il Parlamento Britannico promulgò il Longitude Act: una legge con la quale stanziava un premio di parecchie migliaia di sterline per chi avesse risolto il problema. La soluzione nacque nella mente di un orologiaio autodidatta: John Harrison, che mise a punto il primo cronometro. Harrison non intascò mai il premio, ma costruì uno strumento talmente preciso da consentire il calcolo della longitudine in base a una semplice operazione: la differenza tra l'ora esatta di Londra (precisamente l'ora del meridiano di Greenwich) e quella dell'ora locale della nave, facilmente deducibile dalla lettura di una meridiana. Calcolando questa differenza ( 15 gradi per ogni ora) si calcola la longitudine, ossia la differenza del meridiano locale con quello di riferimento. In ogni caso, anche il problema della longitudine fu risolto e il Capitano Cook partì per l'esplorazione dell' Antartide con sei cronometri a bordo. L'invenzione della bussola risale al XIII secolo, come la prima carta nautica Pisana, anonima e non datata attribuita a Raimondo Bacchisio Motzo. Ma questa è un'altra storia. A bordo del S/Y Grande Zot corsi di vela
(tratto da Piccola guida alla vita di bordo di Maria Cristina Giordano)
(tratto da Piccola guida alla vita di bordo di Maria Cristina Giordano)
Il sestante |
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